Consigli | Cometa

Consigli spassionati. 


Se ci fa comodo possiamo credere che Cometa sia un bildungsroman, una sorta di romanzo di formazione  un po’ sgangherato, senza morale, compromesso.
In realtà cercare di affibbiare a Raffaele e Fabio, i due protagonisti del romanzo di Gregorio Magini, un qualche percorso volto a una morale non ha molto senso.
Certo c’è uno sviluppo, una materia aggrovigliata che passa dall’infanzia, adolescenza, “Grand Tour della fica”, svincoli mentali di un erotomane, ci sono passaggi (scelte più o meno volontarie) che portano addirittura a un intrigo internazionale.
Ma potrei anche dirvi che in qualche anfratto della narrazione trova sfogo un sintomo new weird, qualcosa di grottesco che vive sottopelle.
Ma Cometa è solo folle, arrogante. Quindi appagante, chiaro.

COMETA

“I miei genitori scopavano sempre e mi piaceva guardarli. Il mio primo ricordo è mamma in ginocchio che sussulta sotto i colpi del bacino di papà. Mi godevo lo spettacolo e mi succhiavo le gengive. C’è chi sostiene che non posso avere ricordi così lontani, e argomenta con certi dati sullo sviluppo della guaina mielinica degli assoni neuronali, ma è gente insulsa che nella vita non gli è mai capitato niente, hanno sprecato la prima infanzia fissando il fiore di legno sopra la culla, sporadicamente osando avventurare lo sguardo fino al soffitto, ma era già troppo imprudente, gli dava un senso di vertigine.”

A Raffaele è dedicata la prima fetta di romanzo, la Pseudologia Fantastica. Dal suo sguardo irreale, nonsense sui genitori, costruisce ricordi, ricompone un’epopea che va dall’infanzia fino al momento in cui conoscerà Fabio. Ma tutto quel che c’è nel mezzo rimane posto sotto lo sguardo di un Raffaele che non è poi così diverso da quello che osservava scopare i suoi genitori succhiandosi le gengive. Si tratta di esasperazione forse, disincanto morale, impudenza frenetica e improbabile, ma Raffaele vive secondo i suoi Tre Comandamenti: “Non lavorare Non aspettare Non invecchiare”.  Se tra lui e il lettore si crea un contatto di certo non è di empatia, eppure Raffaele ha uno sguardo sulla realtà, sulla sua coscienza niente male. È cinico? Forse, ma non solo. Quando finalmente batte forte la testa dopo una delusione amorosa il lettore può gongolare un po’. Ma è una sensazione che svanisce subito, fluttua via veloce. Raffaele riesce a innescare un sentimento di comprensione, di familiarità, grazie a tutti i suoi tentativi, tutti i suoi errori affastellati male.
Poi c’è Fabio, l’asociale programmatore, il nerd che vive in universi a lui dedicati, anello di congiunzione tra Raffaele e quello che diventerà il loro progetto, un social network.

“La verità è che non ho mai provato nessun sentimento nei suoi confronti. Ma la verità vera è, disse Raffaele svelando un sorriso beffardo e amaro, provo sentimenti solo per i fantasmi.”

E Cometa altro non è che la distruzione inesauribile, il nessun miglioramento, il regno anzi dei deterioramenti dei suoi due protagonisti, che si ancorano alla volontà di voler creare proprio un social network, qualcosa per conoscere, riconoscere, mettere ordine.
Raffaele e Fabio sono solo due persone che possiedono e si lasciano possedere dalle idee, lasciano razionalizzare un mare di sbagli, ossessioni, compulsioni, mettendo in dubbio ancora una volta l’ordine del reale. Ma non c’è definizione, né tanto meno azione, che non si collochi in una spirale di smarrimenti, di poteri lisergici, una sequela di catastrofi insomma, per quanto spettacolari esse siano.
Quindi che fare? Ignorare tutto quanto? Arrendersi, buttarsi nel vuoto?
Scelte di vita e interazioni sociali possono essere arrestate?
Ma la forza di Cometa, oltre che nella sua narrazione prepotente e nella sua meravigliosa ossessione verbale, risiede anche nel suo aggiungere una tappa fantasmagorica del panorama sovrannaturale italiano. Dopo il gotico siciliano, gotico mediterraneo, narrativa fantastica, psichedelica, esoterica, dopo l’ultimo sintomo della contaminazione di tutti i territori della mente grazie a Il grido di Funetta abbiamo Cometa che sembra weird, sembra uno sci-fi, è ancora una volta la distorsione della realtà e l’incapacità della coscienza umana super limitata di conoscerla del tutto.

“Senza teologia né liturgia, non più protetto dall’epidermide del senso di realtà, mi gettai a capofitto nel vortice perché speravo che nel mezzo, forse proprio nel nucleo del caos, abitasse ciò che non potevo né volevo riconoscere altrove: un contatto, una entità, un processo, una manifestazione, un evento, uno spettacolo, un’interazione, una cosa così dolcemente adorabile, così meravigliosamente seducente, da strapparmi dalle labbra inaridite dall’ardore l’imbarazzante appellativo di divinità.”

Pura percezione che diventa pessimismo non filtrato, anzi filtrato attraverso la narrazione, attraverso due storie che quando si incontrano, inevitabilmente, esplodono.

|Cometa, Gregorio Magini, 248 pagine, Neo Edizioni
Neo/Amazon

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